Questo romanzo pubblicato circa una ventina d’anni fa sì apre in un tempo imprecisato, in un luogo immaginario che può essere in un qualsiasi posto del mondo, anche i personaggi, se pur ben delineati non possiedono nomi ma li si riconosce attraverso le loro caratteristiche: il medico, la moglie del medico, il ladro d’auto, la ragazza dagli occhiali scuri, il giovane e così per tutti gli altri.
La storia, dal tono distopico, inizia con un uomo che perde la vista mentre si trova alla guida della sua auto.
La sua cecità è descritta come una “cecità bianca” in cui il personaggio vede tutto bianco, senza alcuna forma o colore.
La cecità si diffonde rapidamente nella società colpendo molte persone e diventando una vera epidemia.
Le autorità decidono di mettere in quarantena le persone cieche in un ospedale abbandonato, dove vengono abbandonate a sé stesse. All’interno dell’ospedale le persone devono lottare per la sopravvivenza e cercare di mantenere la loro umanità in condizioni sempre più estreme.
La vita dei personaggi diventa sempre più difficile e devono affrontare prove scabrose, indecenti e abbassarsi a livelli di civiltà estrema per poter sopravvivere.
Il romanzo esplora temi come la natura umana, la società, la morale e la ricerca di senso in un mondo che sembra aver perso la sua razionalità.
Il libro è narrato da una voce onnisciente che descrive gli eventi in modo dettagliato, il testo è scritto senza la punteggiatura tradizionale il che crea un flusso di pensiero unico: a dir poco geniale anche se un po’ angosciante!
